Mentre simulazioni di pietanze invadono congelatori e forni a microonde e il pasto perde la sua natura di convivialità, la pizza rimane l’alimento che già dai colori, dai profumi e dall’aspetto regala la più alta aspettativa di gusto. Un piacere naturale che entra in relazione con significati profondi radicati nella nostra cultura.
La pizza è tecnica, creatività, ritualità e chi oggi la produce lo fa secondo quelle conoscenze tradizionali che i padri hanno insegnato ai figli, con i prodotti del territorio, con legni specifici. Un’arte che appartiene alla terra in cui l’intera comunità è intrisa di questa tradizione, Napoli.
Ad esaltare questo cibo popolare, la sua tradizione antica e la figura del pizzaiolo è il corto “Pizza Pride – Orgoglio italiano” che il regista Gabriele Albanesi ha realizzato lo scorso settembre al Napoli Pizza Village, con il patrocinio della Fondazione UniVerde. Presentato a CinemAmbiente di Torino, tra splendide vedute della città e del golfo di Napoli, il corto è un interessante viaggio alla scoperta della vera pizza napoletana e delle sue radici culturali, facendo luce sull’espressione popolare di un’arte che fa della realizzazione della pizza un vero e proprio rito. Non merce, neanche prodotto: la pizza è dinamica culturale, patrimonio che rappresenta una fonte di identità per la città e per il Belpaese.
L’arte dei pizzaiuoli napoletani sia Patrimonio dell’Umanità.
C’è spazio per celebrare il successo senza precedenti della petizione e della campagna #pizzaUnesco.
È lo stesso promotore dell’iniziativa, Alfonso Pecoraro Scanio, a riconoscere che «la pizza non è solo eccellenza gastronomica napoletana, italiana e simbolo degli italiani nel mondo. Non è cibo legato al semplice nutrirsi. È la pietanza della festa anche quando si prepara a casa, non nel tipico forno a legna, ma nelle teglie. È quella passione che unisce tutti e di cui i pizzaioli sono la bandiera».
Ad arricchire l’opera di Albanesi sono le testimonianze raccolte al Pizza Village che, nel loro insieme, ricostruiscono le mille sfumature di quest’arte popolare. I protagonisti: Luigi De Magistris, Sindaco di Napoli; Gaetano Daniele, Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli; Enrico Panini, Assessore al Lavoro e Attività Produttive del Comune di Napoli; Claudio Sebillo, Brand Manager del Napoli Pizza Village; Arturo Del Vecchio, già Vicesindaco di Napoli; Franco Manna, fondatore e Presidente di Rossopomodoro; Antimo Caputo, Amministratore Delegato di Molino Caputo; Salvatore Cuomo, fondatore e Presidente della Salvatore Cuomo Japan & Y’s Table Corporation; Jimmy Ghione, che di #pizzaUnesco è il testimonial.
Il corto del regista romano – già conosciuto per i lungometraggi “Il Bosco Fuori” (2006), distribuito anche in America dal regista Sam Raimi e Lionsgate con il titolo “The Last House in the Woods”, e “Ubaldo Terzani Horror Show” (2010) prodotto da Minerva Pictures e trasmesso sulle reti Sky – include anche l’intervista speciale a Lidia Bastianich, star della cucina regionale italiana negli States, che ricorda: «Il mondo adora la pizza, per questo la sua tradizione deve essere salvaguardata e trasmessa affinché si possa diffondere la vera pizza, il suo nutrimento, il suo gusto».
Dalle deformazioni culturali e commerciali della specialità napoletana alle campagne No Triv e No Ogm, nel corto trovano spazio anche questi temi di confronto perché «la pizza amica dell’ambiente – conclude Pecoraro Scanio – è un’arte che può comunicare messaggi di cambiamento per un’alimentazione sana e un’agricoltura ogm free, per ribadire il no allo spreco alimentare, al petrolio, al fossile, e dire sì alla sostenibilità ambientale, alle rinnovabili, al solare. Battaglie che anche i pizzaioli hanno condiviso e condividono, e a cui possono dare ancora il loro contributo”.