Il cibo è il cult per eccellenza del ventunesimo secolo. Esperti di ogni materia sono dediti a sperimentare se ciò che mangiamo fa bene o male, sia sufficientemente sostenibile o al passo coi tempi. Sul baco degli imputati d’oltreoceano è spuntato nei giorni scorsi il flagship della cucina ligure: il pesto alla genovese.
Raccolta dei pinoli: catastrofe ecosistemica per le pinete siberiane.
Sul New York Times il biologo Jonathan Slaght ha aperto un dibattito circa i danni provocati all’ambiente dal pesto alla genovese e in particolare, l’uso di uno dei suoi ingredienti principali, i pinoli, la cui coltivazione avrebbero un duro impatto sull’ecosistema.
“Secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura – ha dichiarato Slaght -, la maggioranza dei pinoli importati negli Stati Uniti provengono dalla pino coreano, una specie presente soprattutto nella parte meridionale dell’Estremo Oriente russo. La foresta pluviale temperata di questo angolo selvaggio della Russia rappresenta solo l’1 per cento del territorio del paese ma contiene circa un quarto dei vertebrati in via di estinzione. I pinoli sono il cibo preferito da molte specie e rientrano in tutta la catena alimentare che nutre animali che vanno dai gufi alle tigri, che si cibano ovviamente di animali che si nutrono di pinoli”.
La raccolta dei pinoli quindi, potrebbe comportare una vera e propria catastrofe ecosistemica per le pinete siberiane, messe a dura prova dalla deforestazione e dallo sfruttamento a basso costo della manodopera locale. Il biologo suggerisce quindi, di sostituire i pinoli con altre tipologie di frutta secca come le noci, i pistacchi, le mandorle o gli anacardi, ma la soluzione non sembra piacere ai cultori della tradizione genovese e del made in Italy.
“Rispettiamo pure i pinoli russi – ha dichiarato su “Il Secolo XIX” Roberto Panizza, inventore del Campionato Mondiale del Pesto – Ma noi li raccogliamo in Italia da 2000 anni e continuiamo a farlo. E’ giusto difendere l’ambiente ma il pesto non c’entra niente. Il pesto senza pinoli non è pesto. E’ un problema culturale”.