Il percolato fine causa 30 mila decessi l’anno.
L’inquinamento atmosferico è responsabile ogni anno in Italia di circa 30mila decessi solo per il particolato fine (PM 2.5), pari al 7% di tutte le morti (esclusi gli incidenti). In termini di mesi di vita persi, questo significa che l’inquinamento accorcia mediamente la vita di ciascun italiano di 10 mesi; 14 per chi vive al Nord, 6,6 per gli abitanti del Centro e 5,7 al Sud e isole.
Gli effetti sono maggiori al Nord e il solo rispetto dei limiti di legge salverebbe 11.000 vite all’anno.Sono questi i risultati più rilevanti del progetto CCM VIIAS (Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute), finanziato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute e coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, con la collaborazione dia Università e centri di ricerca: ENEA, ISPRA, ARPA Piemonte, Emilia Romagna e Lazio, Dipartimento di statistica dell’Università di Firenze, Università di Urbino e Dipartimento di Biologia Ambientale della Università La Sapienza di Roma. Sul sito internet www.viias.it, curato dal partner del progetto Zadig, sono disponibili dati e approfondimenti.
I risultati del progetto CCM VIIAS sono stati presentati il 4 giugno 2015, presso l’Auditorium del Ministero della Salute di via Giorgio Ribotta a Roma. L’incontro ha avuto luogo a pochi giorni di distanza dalla risoluzione sull’inquinamento atmosferico, adottata dalla 68°Assemblea Mondiale della Sanità, in cui si pone l’accento sugli impatti negativi dell’inquinamento sulla salute e si invitano i governi a intraprendere misure immediate e urgenti.
Lo studio CCM VIIAS rappresenta una tempestiva risposta, poiché fornisce una mappa dettagliata degli impatti ambientali e sanitari dell’inquinamento dell’aria e propone l’adozione di politiche adeguate per guadagnare salute, in termini di riduzione di malattie e mortalità, riduzione delle disuguaglianze sul territorio e risparmio di risorse pubbliche. Inoltre l’analisi di VIIAS consente di mettere a fuoco come è cambiata la natura dell’inquinamento atmosferico negli ultimi dieci anni, individuando nella combustione di biomasse per il riscaldamento e negli scarichi dei veicoli Diesel i due principali bersagli verso cui indirizzare nuove misure preventive.
La nuova mappa dell’inquinamento in Italia
Applicando sofisticati modelli previsionali della concentrazioni degli inquinanti su tutto il territorio nazionale, il progetto CCM VIIAS ha stimato sia l’esposizione della popolazione italiana, sia la mortalità totale che quella per malattie respiratorie, cardiocircolatorie e tumore del polmone in tutta Italia fino al dettaglio regionale.
Ne emerge che il 29% della popolazione italiana vive in luoghi dove la concentrazione degli inquinanti è costantemente sopra la soglia di legge ma anche che vi sono considerevoli disuguaglianze degli effetti sanitari sul territorio italiano. Come atteso, l’inquinamento colpisce maggiormente il Nord (per il 65% del totale), in generale le aree urbane congestionate dal traffico e le aree industriali. Anche la combustione di biomasse (principalmente legno e pellet) è responsabile della maggiore incidenza di morti e malattie per l’esposizione al particolato.
In base alle stime effettuate dal progetto, è possibile inoltre apprezzare l’evoluzione degli effetti sanitari dell’inquinamento nel tempo. Se nel 2005 il numero di decessi attribuibili all’inquinamento è stato, rispettivamente, 34.552 per il PM 2.5, 23.387 per l’NO2 e 1.707 per l’O3, nel 2010 si è osservata una forte diminuzione per il PM 2,5 (21.524) e l’NO2 (11.993), soprattutto per le ridotte emissioni dovute alla recessione economica, mentre nel 2020, nonostante i miglioramenti tecnologici e le politiche adottate, si ha uno scenario tutt’altro che migliorato rispetto a dieci anni prima (28.595 morti per PM2,5, 10.117 per NO2).
Migliorare è possibile
Il progetto CCM VIIAS ha previsto due scenari alternativi, sempre al 2020:
il primo ipotizza la completa adesione in tutta Italia ai limiti di legge previsti dalla normativa europea e nazionale
il secondo prevede una riduzione uniforme del 20% delle concentrazioni di inquinanti sul territorio
Nell’uno come nell’altro scenario si otterrebbe un risparmio di vite, rispetto al 2005, di 11.000 per il PM2,5 e 14.000 per l’NO2 nel primo e di 16.000 per il PM 2,5 e 18.000 per l’NO2 nel secondo.
Questi scenari mostrano come l’effettivo rispetto dei limiti previsti dalla normativa vigente, e soprattutto l’ulteriore diminuzione del 20% della concentrazione media annuale degli inquinanti, avrebbero ricadute positive sulla salute pubblica e sull’economia: seguendo le statistiche del’OMS, infatti, 10.000 decessi evitati all’anno corrispondono a circa 30 miliardi di euro.
La salute in tutte le politiche
Il progetto CCM VIIAS ha mostrato come la riduzione significativa delle emissioni avvenuta negli ultimi dieci anni non si sia sempre tradotta in un abbassamento proporzionale delle esposizioni, soprattutto in quelle aree del paese (come la Pianura Padana) caratterizzate da condizioni fisiche e meteorologiche difficili.
E’ necessario quindi pianificare a livello nazionale e regionale, ponendo la salute al centro di tutte le politiche, secondo le indicazioni dell’OMS. Sono necessarie nuove misure volte a mitigare il crescente impatto della combustione delle biomasse, utili per contrastare il cambiamento climatico ma assai dannose in termini di inquinamento da particolato. Vanno proseguiti gli sforzi a favore di una mobilità sostenibile (pedonalità, ciclabilità, trasporto pubblico ecologico), con una particolare attenzione verso i veicoli Diesel, responsabili per il 91% delle emissioni di biossido di azoto e di una quota importante di particolato nel settore trasporti. Anche le emissioni del comparto agricolo (ammoniaca) vanno monitorate e contrastate. Appropriati interventi di forestazione urbana possono mitigare gli effetti dell’inquinamento in aree metropolitane.