I soggetti allergici quest’anno sono costretti a fare i conti con i pollini un po’ in anticipo.
A causa di un dicembre troppo mite, infatti, i pollini di cipressi, tassi e noccioli sono apparsi già a metà gennaio. Le zone italiane più colpite sono quelle al nord e al centro: un fulmine a ciel sereno quindi, se si considera che la loro comparsa era prevista a fine febbraio.
L’anticipo è dovuto, secondo gli esperti, ai cambiamenti che sta subendo il clima negli ultimi anni: «Non è ancora stata fatta una valutazione sistematica in materia, ma già sappiamo che le malattie allergiche e l’asma sono fortemente influenzate dai cambiamenti climatici», ha spiegato Renato Ariano, responsabile della rete Aaito di monitoraggio aerobiologico con indirizzo clinico. «La gravità di allergie e asma – prosegue Ariano – è strettamente legata alla qualità dell’aria». Insomma il nesso tra smog e allergie esiste. Non a caso si è parlato di questo tema anche al Cop21, la recente conferenza sul clima di Parigi.
Non sempre l’allergia inizia con la primavera: esiste un calendario pollinico che tocca anche la fine dell’inverno (con cipressi e noccioli), passa per graminacee e composite in primavera, per poi terminare con l’ambrosia in estate. Va poi considerato che questo andamento non è una regola ma tende a stravolgersi appena si riscontrano cambiamenti climatici.
Come ha chiarito Giovanni Rolla, docente di allergologia all’Università di Torino, la stagione delle allergie non è più la stessa di una volta, è diventata più lunga: «E in questi anni il trend è chiaro: un anticipo dell’inizio e un posticipo della fine. Il grande problema – aggiunge Rolla – è la polisensibilizzazione. Su 100 allergici, 80 reagiscono a più di una pianta».