Minerva 1 ha levato le sue ancore dal porto di Napoli.
La nave super tecnologica, salpata l’11 febbraio, andrà alla scoperta di “Terre dei fuochi” sommerse nei fondali marini. Grazie alle più avanzate tecnologie di cui è dotata, la nave avvierà la sua missione in mare, con l’obiettivo di individuare materiali inquinanti in profondità e controllerà anche le trenta navi sommerse nel Mediterraneo con a bordo materiali tossici.
Il monitoraggio partito dal Golfo di Napoli si concluderà il 24 febbraio a Messina e toccherà tutte le coste italiane. Si soffermerà in particolare sull’ampio canyon Dohrn, una frattura della crosta terrestre che attraversa il golfo da Posillipo alle coste di Capri. «La ricerca permetterà di avere una mappa precisa della situazione a grandi profondità in tutto il Mediterraneo, dove si annidano le “Terre dei fuochi” sommerse, per poi avviare azioni di bonifica. Parte da Napoli perché la nave era qui, non perché la zona sia più inquinata», ha spiegato Roberto Danovaro, presidente della stazione zoologica Anton Dohrn, coinvolta insieme a Cnr e diversi atenei italiani, nel progetto Ritmare (Ricerca Italiana in Mare) diretto da Fabio Trincardi, presidente dell’Istituto di Scienze Marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Venezia.
Il progetto è finanziato dal Miur per circa sette milioni di euro per il 2016, ma è un piano strategico nazionale quinquennale, il più grande dagli anni ’70. «Sui fondali del canyon Dohrn – sottolinea Danovaro – ci aspettiamo di trovare situazioni analoghe a quelle di altri tratti marini investigati in profondità. La presenza di rifiuti ormai non risparmia praticamente nessuna latitudine e contamina anche le grandi profondità. Occorre intervenire con strategie globali, perché non è in gioco solo al vita dei pesci o dei grandi mammiferi marini. I composti delle plastiche, i metalli pesanti, i pesticidi arrivano all’uomo, attraverso il cibo che mettiamo in tavola».
La Minerva sonderà gli abissi grazie a sofisticati robot sottomarini e sistemi di campionamento ad alta tecnologia che esploreranno le viscere del Mar Tirreno: i rifiuti plastici, infatti, scivolano lungo la dorsale delle profondità marine e finiscono per accumularsi nelle grandi incisioni della crosta sottomarina, che sono come dei canyon.
L’attività di ricerca di spazzatura e plastica negli abissi si combina con l’obiettivo della “Marine strategy” dell’ Unione Europea, che punta a migliorare la qualità dei mari e prevede anche delle multe in caso di inadempienza dei Paesi membri.