Il 17 Aprile l’Italia è chiamata a scegliere col voto sul futuro dell’energia solare per dire no alle trivelle nei nostri mari. Attraverso il sì al referendum – #votasialsole – gli italiani possono decidere di porre fine alla storia dei combustibili fossili per far subentrare al loro posto le rinnovabili, optando così per un Paese più “green”.
Il 19 febbraio 2007 nacque l’Italia solare promossa dall’ex ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. A pochi mesi dal referendum, ecco l’intervista all’onorevole per saperne di più:
Onorevole Pecoraro Scanio, esattamente 9 anni fa, il 19 febbraio 2007, Lei firmò il decreto interministeriale che lanciò il “secondo conto energia” considerato l’avvio del solare in Italia. Come ci arrivò?
«Nel 2006, mentre Paesi come la Germania o l’Austria già avevano investito sul fotovoltaico, in Italia avevamo solo 1.400 impianti solari, per un totale di poco più di 9 megawatt, e il “Paese del Sole” era il fanalino di coda della produzione di energia da questa fonte. In regioni con tanta irradiazione solare, come Sicilia e Sardegna, c’erano rispettivamente appena 44 e 20 impianti e soltanto la Lombardia ne aveva 300 seguita dall’Emilia Romagna con 200. Nel programma dell’Unione, che vinte le elezioni diventerà quello del governo Prodi, avevo fatto inserire dei “no” decisi al nucleare e al Cip 6, che regalava i fondi delle rinnovabili a petrolieri e inceneritori, ma anche dei “sì” ambiziosi che si sono rivelati lungimiranti orientando la scelta mercato energetico italiano verso le rinnovabili e l’efficienza energetica, tra questi il “secondo conto energia” e il c.d. ecobonus, varati in quegli anni, sono riconosciuti e studiati come esperienze di successo anche a livello internazionale».
Come si mosse da Ministro e quali difficoltà trovò?
«Appena arrivato al ministero dell’Ambiente, nel maggio 2006, tagliare il Cip6 e far partire l’energia solare divenne una delle priorità. Eravamo così indietro che nessuno credeva possibile un vero sviluppo del solare invece riuscii a convincere Carlo Rubbia a guidare una Task Force per il solare termodinamico, Jeremy Rifkin a collaborare su idrogeno e innovazione e costituii, con mio decreto ministeriale del 30 agosto 2006, la Commissione Nazionale per l’Energia Solare (CNES) nella quale collaboravano gratuitamente esperti, rappresentanti di realtà sindacali e imprenditoriali del settore, istituzioni locali e nazionali e associazioni ambientaliste e dei consumatori. Raccolsi suggerimenti, cercai un procedimento partecipato e competente e feci introdurre un premio per gli impianti solari che sostituivano le coperture in amianto. Puntai ad incentivare gli impianti sugli edifici rispetto a quelli a terra diversificando le tariffe e prevedemmo che le Regioni definissero linee guida per salvaguardare le aree agricole non dimenticando così la mia esperienza di ministro dell’Agricoltura. Dopo infinite discussioni con il ministero dello Sviluppo economico, che voleva tenere il più basso possibile l’obiettivo di MW solari da raggiungere, finalmente il 19 febbraio 2007 riuscimmo a firmare il decreto interministeriale con cui partiva il “secondo conto energia”».
Ma quella vostra esperienza di governo fu considerata troppo “ecologista” da molti gruppi economici potenti e la legislatura durò poco. Cosa accadde dopo?
«Purtroppo quel governo che, per la nostra caparbietà, aveva osato togliere il Cip6 a petrolieri e inceneritori, cadde presto sotto i colpi della spregiudicata guerra di lobby scatenate, l’ennesima emergenza rifiuti scatenata ad arte come soltanto oggi si riesce a comprendere bene e perfino con la compravendita di senatori e chissà quant’altro. Il neonato PD, riabilitando incredibilmente Berlusconi come interlocutore e rompendo la coalizione dell’Unione, contribuì alla caduta di Prodi e il successivo governo di centro-destra puntò su nucleare, trivellazioni e inceneritori. Fortunatamente il “secondo conto energia” fu inizialmente trascurato dal governo Berlusconi e riuscì a far decollare il settore creando decine di migliaia di posti di lavoro. Nel frattempo la netta discesa del costo dei pannelli invece di essere affrontata con la rimodulazione dell’incentivo, come avevamo previsto, finì per alimentare interventi speculativi mentre non si intervenne adeguatamente per tutelare le aree agricole. Ciò nonostante il risultato globale fu il positivo sviluppo di un settore italiano del solare e di una vera produzione di energia da fonte rinnovabile anche se purtroppo gli aiuti e i progetti promessi dal MiSE per creare una nuova industria del fotovoltaico non arrivarono mai. Con una corretta gestione del settore, oggi, con la stessa cifra di incentivi versati annualmente, avremmo avuto una potenza installata decisamente superiore e una distribuzione dei benefici molto più diffusa. Negli ultimi anni, dopo una serie di conti energia caotici e “calati dall’alto”, abbiamo visto emanare addirittura “norme anti-solare”, tasse sugli impianti, divieti e ulteriori ostacoli burocratici».
Quindi quale giudizio dà della sostenibilità green del governo Renzi?
«Il paradosso è che Renzi è andato a New York all’ONU (settembre 2015) e a Parigi per la COP21 (dicembre 2015) a vantare i grandi risultati italiani sulle rinnovabili e, in particolare il solare, che sono frutto delle scelte del 2007 mentre i governi successivi hanno sempre più chiaramente privilegiato i combustibili fossili e/o operazioni di rinnovabili non sostenibili e speculative tipo grandi impianti di biomasse o geotermico invasivo e pericoloso. Lo Sblocca Italia e le norme pro inceneritori ne sono esempi eclatanti. Ma oggi l’Italia, nonostante tutto, è uno dei paesi leader del solare: gli impianti installati sono circa 800.000 e da quei 9 Megawatt del 2006 siamo arrivati a oltre 18.000 MW e questa è la dimostrazione che se si fanno norme semplici il Paese delle piccole imprese, degli artigiani innovativi e delle comunità locali sa rispondere».
Proprio il 19 febbraio è il nono anniversario del “secondo conto energia”. Lei ha voluto anche avviare la campagna per il sì al referendum NoTriv del 17 Aprile.
«Infatti. E stavolta l’anniversario di quel decreto di avvio del solare in Italia (secondo conto energia) è coinciso con la data scelta per l’edizione 2016 di una campagna, “M’illumino di meno”, che ho sostenuto fin dall’inizio quando fu lanciata dalla trasmissione radiofonica Rai Caterpillar nel febbraio 2005 in occasione dell’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, la cui crescita conferma l’importanza della mobilitazione per contrastare il cambiamento climatico. E perciò, insieme agli amici di Slow Food, di Lifegate, delle imprese delle rinnovabili (Free, AssoRinnovabili, Global Solar Council), Aracne, SosTerra, Cetri-Tires e altri abbiamo deciso di festeggiare i 12 anni di “M’illumino di meno” e i 9 anni del “Conto Energia 2007” con lo spegnimento simbolico delle luci dell’hotel Boscolo Exedra di piazza Repubblica a Roma lanciando da lì il nostro appello a votare “Sì” al referendum “Ferma Trivelle” del 17 Aprile. L’Italia potrà scegliere tra un futuro fossile o solare e sono convinto che come al referendum del 2011 sul nucleare e acqua pubblica, saprà fare la scelta migliore».