Alfonso Pecoraro Scanio aveva partecipato da poco alla fondazione dei Verdi Italiani e nel maggio 1985 era stato uno dei primi consiglieri comunali eletti con il simbolo antinucleare del Sole che Ride a Salerno, quando nel 1986 il disastro di Chernobyl rivelò al mondo che i rischi paventati dai verdi non erano inventati.
Raccolse allora le firme per il referendum No Nuke e al voto il Sì per cancellare il nucleare in Italia stravinse.
Prima aveva militato con i radicali per tagli referendum e nel 2011 con la Fondazione Univerde ha partecipato ai referendum vittoriosi su acqua pubblica e nucleare.
Nel 2015 con una petizione online di oltre 50.000 firme consegnata a molti presidenti di consigli regionali é stato tra i promotori di quella pressione dal basso che ha portato al primo voto referendario promosso dalle Regioni.
Quello del 17 aprile sulle trivellazioni petrolifere .
D. Lei é sicuramente un esperto di referendum. Oggi é il 5 anniversario dell’incidente di Fukushima, secondo Lei quanto quell’evento influì sul voto del giugno 2011?
R.L’11 marzo 2011, 5 anni fa, il disastro di Fukushima confermava, dopo 25 anni da quello di Chernobyl, che la tecnologia della fissione nucleare restava ad altissimo rischio. Quella volta un incidente di tale gravità accadeva in Giappone, un paese super tecnologico e ossessionato da programmazione, prevenzione ed esercitazioni di protezione civile.
Quindi non si trattava della obsolescenza di una centrale nucleare in area di influenza sovietica ma della conferma della intrinseca non controllabilitá di quella tecnologia. Per non parlare del problema irrisolto e ogni anno più grave nei paesi “nucleari”delle scorie radioattive resistenti per migliaia o decine di migliaia di anni e disseminate spesso in siti provvisori e tutti assolutamente inadeguati alla pericolosità di quei rifiuti. Certamente l’eco planetario di un allarme radioattività arrivato fino alla grande area metropolitana di Tokyo e l’ inquinamento a mare e nel pescato hanno inciso fino in Italia nell’affluenza alle urne e sulla strepitosa vittoria dei Sì al referendum su acqua pubblica e nucleare del Giugno 2011. Quel voto affossò i folli e anacronistici progetti atomici del governo Berlusconi purtroppo non sgraditi anche a quel pezzo di sinistra industrialista ideologicamente schiava del fascino di OGM, trivellazioni, grandi opere e grandi poteri.
D. Il 17 aprile si potrebbe ripetere quel miracolo?
R.Nel 2011 oltre l’impatto mediatico della tragedia in Giappone ebbe un ruolo decisivo La grande mobilitazione sul web che riuscì a far sapere a tanti che si votava e su cosa. Dopo anni la maggioranza assoluta degli elettori si recò alle urne per un referendum e vinse il Sì. Ma Berlusconi aveva comunque fatto il possibile per boicottare il voto: poco spazio in TV, no ad accorpamento tra elezioni amministrative e referendum per evitare il raggiungimento del quorum, notizie inventate sui rischi di perdere i posti di lavoro connessi alla costruzione dei nuovi impianti.
Questo atteggiamento ricorda proprio ciò che sta facendo il governo Renzi per boicottare il voto sulle trivellazioni.
Anzi si è aggiunto lo sfregio di convocare gli elettori per la prima volta nella storia dei voti referendari a metà Aprile in modo da ridurre al minimo la campagna elettorale per impedire un’adeguata informazione. Ma possiamo e dobbiamo sfidare quest’arroganza senza timore. Ma stavolta non c’è l’effetto emotivo di un incidente, il controllo del governo sulla Rai è molto forte, i petrolieri sono una lobby molto forte e spregiudicata e fa pubblicità sui giornali. Infine l’elettorato é sempre più lontano dalle urne . So bene che siamo Davide contro Golia ed io sono stato personalmente vittima dell’attacco di queste lobby nere quando da ministro dell’Ambiente tagliai ai petrolieri i miliardi del Cip6 e feci partire il solare ma sono convinto che serva sempre coraggio e determinazione. Il 17 Aprile possiamo VINCERE anche SENZA FUKUSHIMA.
D. E come ?
R. Prima di tutto ricordiamo che stiamo già vincendo. Avevamo proposto 6 quesiti e il governo ha già dovuto fare retromarcia abrogando alcune norme pro-triv. Inoltre grazie a questa mobilitazione già tre multinazionali petrolifere hanno rinunciato a trivellare nei nostri mari. E personalmente confido che il crescere delle opposizioni faccia rinunciare anche a chi pensa di trivellare per esempio tra i vigneti e oliveti dell’Irpinia e Sannio. Poi dobbiamo chiedere di votare Sì contro i rischi anche senza un disastro in corso. Il 17 aprile serve un Sì di cuore e di ragione.
Un Sì di per Amore di quella Madre Terra richiamata nell’Enciclica ” Laudato Sì “non a caso rivolta a credenti e non credenti. Ma serve anche un Sì molto razionale pensando a quella prevenzione dei rischi di cui si parla spesso solo durante i disastri e pensando al futuro economico dell’Italia, del Mediterraneo, del pianeta fatto di sostenibilità vera, rinnovabili e produzione distribuita di energia e di beni oltre la vecchia economia basata su fossili, inquinamento e centralizzazione.
D. Ma come creare consapevolezza sui temi del referendum?
R. Per capire i rischi delle trivellazioni basterà ricordare il disastro della BP nel Golfo del Messico nonostante le misure di prevenzione e le rigorose regole ambientali Usa. Basterà rivedere i servizi sui danni ad ambiente e agricoltura delle trivellazioni nostrane nelle campagne della Basilicata. Dobbiamo convincere a votare Sì per evitare i rischi gravissimi delle trivellazioni anche senza un disastro petrolifero in corso qualche area famosa o del Nord del globo che ci richiami questo problema alla vigilia del referendum. E dico in un posto famoso perché purtroppo le fuoriuscite di petrolio dai pozzi a mare o in terraferma nei paesi più poveri del mondo sono quotidiani ma lontani dalle telecamere dai media occidentali. Ecco perché a tutti i siti e i Blogger che si occupano di ambiente lancio la sfida a ricordare i pericoli scientificamente validati specie in un’area fragile come il Mediterraneo e ciò che é già accaduto e dimostrare che possiamo vincere anche senza un disastro in corso rilanciato dai media tradizionali.
La sfida del web può e deve essere quella di riattivare la memoria contrastando la campagna di distrazione di massa che il governo, i petrolieri e i media da loro controllati o foraggiati faranno per nascondere il referendum.
D. Quindi Lei ci lancia una sfida ma i partiti sembrano distratti, la Cgil chimici lancia allarme occupazione.
R. I partiti ormai sono evaporati ma al mio appello per una mozione NO TRIV per Election day hanno risposto 50 deputati tra Sel; Civati ;alternativa libera ma anche l’ex presidente PD della Sicilia. E sono per il sì al referendum i cinquestelle, la Lega , le 7 regioni a guida PD e tanti altri. Molti settori economici e anche altri settori della Cgil e di altri sindacati sono contrari a danneggiare ambiente e turismo, pesca e agricoltura. Ma occorre moltiplicare i nostri sforzi per diffondere buona informazione e faccio appello a tutta le comunità che seguono siti e blog Green per creare una rete di attivisti per il Sì. Usiamo il web ma i tanti luoghi di lavoro, svago , familiari e di impegno sociale o religioso per far sapere che si vota il 17 aprile e che occorre votare SÌ.