L’emergenza rifiuti cresce sempre più velocemente a livello globale.
Nel giro di 10 anni, la quantità di Rsu – rifiuti solidi urbani – prodotta dalla popolazione mondiale è aumentata con la maggiore concentrazione di persone nelle città.
È quanto emerso nella XXI Conferenza internazionale sulla gestione dei rifiuti solidi urbani “Solid Urban Waste Management”, organizzata per la prima volta a Roma fino all’8 aprile dal Cnr e dallo Iupac Chemrawn Committee (Chemical Research Applied to World Needs).
Tre giorni di dibattiti e incontri in tema di “waste management”, con l’obiettivo di trasformare i rifiuti in una risorsa utilizzabile dalla collettività. Presenti oltre 300 esperti provenienti da diverse parti del mondo, istituzioni, organizzazioni, policy maker e aziende. Un’attenzione particolare è stata data al contributo che la ricerca scientifica e tecnologica può e deve dare per promuovere un circuito virtuoso basato sulle “3R”, Reduce, Re-use, Recycle.
Dal 2010 per la prima volta, spiega una nota del Cnr, la maggior parte della popolazione mondiale vive in una città e questa percentuale continua a crescere. Cento anni fa vivevano in un’area urbana 2 persone su 10, nel 1990 meno di 4, entro il 2050 si stima che saranno 7 su 10. Di conseguenza, la quantità di Rsu sta crescendo in modo esponenziale: si è passati dai 0,68 miliardi di tonnellate prodotte nelle città 10 anni fa agli 1,3 miliardi di oggi, e se ne prevedono 2,2 miliardi nel 2025 (1,42 kg per persona).
«La gestione dei rifiuti solidi urbani, del riciclo, del riutilizzo dei materiali e della produzione di energia dagli scarti, costituiscono alcune tra le sfide più importanti e globali per l’umanità, perché generano ricadute dirette nell’ambito della salute e del benessere pubblico, della sicurezza dei lavoratori, oltre che dell’economia verde», spiega Mario Malinconico, ricercatore dell’Istituto dei polimeri, compositi e biomateriali del Cnr. «Uno dei tratti fondamentali della Conferenza è l’attenzione ai Paesi svantaggiati: la questione della gestione dei rifiuti, per la quale si sta cercando faticosamente una soluzione nelle metropoli occidentali, si ripropone in maniera ancora più urgente e drammatica in quelle asiatiche, africane e sudamericane, creando spesso delle emergenze sanitarie».
La produzione di Rsu e il consumo di energia variano notevolmente da metropoli a metropoli: «New York – rileva Malinconico – ha una produzione di rifiuti solidi 19 volte maggiore di Dacca, capitale del Bangladesh, così come un consumo pro capite di energia 28 volte più elevato di quello della città indiana di Kolkata e un consumo d’acqua 23 volte più elevato di Giakarta, capitale dell’Indonesia. Nei paesi in via di sviluppo, in particolare nel Sud Est Asiatico, invece, una larga fascia della popolazione non ha un accesso al livello minimo di risorse e la priorità è arrivare a uno standard di vivibilità in tutti i quartieri, ma non mancano anche qui problemi di sostenibilità: in città come Buenos Aires o San Paolo, circa il 70 per cento dell’acqua potabile va sprecato e Hong Kong produce quasi 14mila tonnellate di rifiuti solidi al giorno».