L’esito del referendum sulle trivelle ha visto la vittoria netta dell’astensione.
Niente quorum e un’affluenza bassa: in totale sono stati 15.806.788 i cittadini che si sono recati alle urne (su 50.655.406 aventi diritto). Nulla dunque la consultazione, che però si è aggiudicata i Sì di 13.334.764 elettori, pari all’85,84%. Con questi risultati l’attività di estrazione di petrolio e gas entro le 12 miglia dalla costa potrà continuare fino all’esaurimento del giacimento, per le concessioni già attive.
Tra chi ha mostrato entusiasmo per il successo del numero dei Sì non è mancato il presidente della Fondazione UniVerde Pecoraro Scanio, a cui abbiamo rivolto qualche domanda in merito:
D. Prof. Pecoraro Scanio Lei è stato l’unico ex ministro dell’Ambiente impegnato fin da subito per i referendum NoTriv. Ha raccolto 50.000 firme e Le ha fatte consegnare ai presidenti dei consigli regionali, ha fatto dibattiti, pubblicato con Angelo Consoli, direttore dell’Ufficio Europeo di Jeremy Rifkin un libro di ben 400 pagine dal titolo “Laudato Sì, Trivelle No” scaricato gratuitamente in rete da oltre 10.000 utenti ed ancora ha ottenuto l’appello per il Sì di Pannella molto ripreso dai media ed infine per aver presentato in diretta web e su radio radicale il documentario “Italian Offshore” che ha svelato gravi inquinamenti causati dalle piattaforme petrolifere a mare, denuncia rilanciata dall’Espresso. Le chiedo: ne è valsa la pena ? E poi non teme gli attacchi delle lobby petrolifere?
R. «Sono un sostenitore di una visione del futuro fatta di energie rinnovabili e mi oppongo a trivellare nei nostri mari fin dalla fine degli anni ’80, quando salvammo la costa di Amalfi ottenendo la prima norma NoTriv. Se qualche mese fa mi avessero detto di poter ottenere oltre 13 milioni di italiani schierati contro le trivellazioni avrei messo la firma. Certo una volta in campo si punta a vincere al massimo e speravo nel quorum. Ma il governo ha capito che avrebbe perso ed è scappato dal campo di gioco. Non hanno vinto con un No a difesa delle trivelle. Hanno perso nelle urne 85 a 15. Una disfatta. E chi non vota non conta anche se questa vecchia regola del quorum (messa quando andava al voto il 90% degli elettori e non il 55% di oggi ) consente di barare il gioco. Basta incentivare l’astensione già diffusa e si può annullare la volontà anche di decine di milioni di cittadini».
D. Ma avete perso o no?
R. «Avremmo perso se i No fossero stati più dei Sì. L’astensione significa bucare il pallone per non perdere la partita in campo. Inoltre sui 6 quesiti presentati il governo ha fatto retromarcia su 5. Sono di nuovo vietate le trivellazioni entro le 12 miglia. E dopo le magagne venute fuori grazie alla campagna referendaria credo dovranno chiudere tutte le piattaforme obsolete o con concessioni scadute prima che lo faccia la magistratura. In pratica la politica pro-fossili del governo esce sconfitta e sconfessata. Dopo 13 milioni di Sì non credo che Renzi potrà parlare più di comitatini. E sono convinto che le compagnie petrolifere preferiranno lasciare in pace mari e campagne italiane».
D. E le prossime tappe?
R. «Già dal 22 aprile in occasione dell’Earth Day quando all’Onu firmeranno l’accordo sul clima io farò la VII edizione del premio alle più belle foto dei parchi italiani e chiederemo al governo di riprendere la strada del solare che io avviai nel 2007. È assurdo infatti che Renzi si vanti ovunque del record italiano sul solare e non solo non mi riconosca il merito – questo è normale in politica – ma continui a ostacolare le rinnovabili. Abbia il coraggio di un po’ di coerenza e indipendenza dalle lobby».