La canapa come sinonimo di sostenibilità, spesso associata alla marijuana, termine spesso usato per “demonizzarla”.
Dagli anni 40 inizia il suo declino quando comincia ad essere boicottata dall’industria petrolchimica e pensare che la stessa è una delle poche soluzioni ecosostenibili ed economiche che ci può liberare dai disastri che ha provocato la stessa industria petrolchimica.
Ne è un esempio l’idea dell’associazione Canapuglia che dal 2014 sta collaborando con agricoltori del Tarantino per aiutarli a liberare il terreno dalla diossina intorno agli stabilimenti dell’Ilva.
L’Italia per decenni è stata, fino agli anni 40, il secondo produttore mondiale con più di centomila ettari di terreno coltivato e primo al mondo per qualità della sua fibra, probabilmente la stessa fibra che ha reso possibile la stampa della Bibbia di Gutenberg e che ha rivoluzionato e reso possibile la comunicazione fino ad oggi.
La cannabis può essere a tutti gli effetti il motore di una nuova riconversione ecologica dell’economia e perché no aiutare a liberarci dei disastri ambientali come quelli della Terra dei Fuochi in Campania.