Volge al termine un Agosto “bollente”, seguito ad un mese di luglio classificato, dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale, come il più caldo dal 1880, da quando cioè si hanno rilevazioni climatiche sistematiche.
Ne deriva che la progressiva desertificazione dei suoli, derivante dal surriscaldamento terrestre, è oggi un rischio, che riguarda anche l’Europa, Italia inclusa. Secondo il CNR, le aree a rischio desertificazione in Sicilia sono ormai il 70%, nel Molise il 58% in Puglia il 57%, in Basilicata il 55%, mentre in Sardegna, Marche, Emilia-Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30% ed il 50% dei suoli disponibili.
Un processo di desertificazione è ritenuto in atto, quando la sostanza organica presente nel suolo è inferiore all’1%, mentre generalmente tale percentuale può arrivare fino al 4% grazie al ciclo biologico dei vegetali, che necessitano, però, di 500 chilogrammi d’acqua per produrre un chilo di sostanza organica.
L’irrigazione è il rimedio per contrastare l’inaridimento dei suoli.
“Per questo – evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – è fondamentale la presenza di un sistema irriguo razionale, efficace e continuativo; in questo senso vanno i 75 interventi finanziati da Piano di Sviluppo Rurale Nazionale, Fondo Sviluppo e Coesione, Piano Nazionale Invasi, capaci anche di garantire circa 3.200 posti di lavoro. Auspichiamo che la crisi politica non comporti ulteriori ritardi nella fase di avvio attualmente in atto.”
L’esempio che arriva dall’Emilia Romagna.
Una buona pratica arriva dalla pianura bolognese, dove il Consorzio della bonifica Renana distribuisce mediamente, ogni anno, circa 70 milioni di metri cubi d’acqua di superficie per l’irrigazione, soddisfacendo le esigenze idriche di 17.000 ettari coltivati; si tratta di acqua proveniente esclusivamente da fonti di superficie e, quindi, rinnovabile.