Se in passato l’azienda vinicola Baron Longo di Egna utilizzava i trattori, ora sono questi piccoli maiali a mettere fine alle erbacce sotto le viti, estirpandole o nutrendosi di esse. Originaria della Nuova Zelanda, la razza Kunekune – il cui termine deriva dalla lingua maori e significa “tondo e grasso” – è riconoscibile anche da lontano per la corporatura robusta e relativamente tozza rispetto alla testa, oltre che per un vistoso mantello maculato marrone o bianco e nero. Non potendo sollevare troppo il capo, di solito non riescono a raggiungere uva, rami o foglie: piuttosto rovistano nel terreno tra le viti in cerca di piante di cui il viticoltore preferisce sbarazzarsi.
Tenuta biodinamica
“Ritengo importante implementare l’approccio biodinamico nel modo più coerente possibile, compiendo un ulteriore passo avanti per rendere la nostra tenuta ancora più ecocompatibile”, ha spiegato l’enologo Anton Longo. La prima volta che ha sentito parlare dei suini Kunekune è stata in Francia. “Per il controllo delle erbe infestanti, alcuni viticoltori avevano provato a introdurre oche o pecore con scarso successo: questi maialini invece hanno registrato risultati sorprendenti. Così mi sono subito informato su come procurarmeli e integrarli nella nostra azienda”. Dopo averli individuati in Austria, da qualche settimana, ben undici di essi vivono nella tenuta, hanno già un nome e appaiono visibilmente soddisfatti. “Hanno un grande appetito e si sono già affezionati a tutti noi”.
Un’esperienza molto positiva
“Le prime esperienze con i maiali Kunekune sono promettenti: non solo ci consentono di ridurre notevolmente l’uso di trattori e metodi meccanici per la rimozione delle erbacce, ma ampliano ulteriormente il nostro ciclo biodinamico”. Nella sua azienda, Anton Longo ha dato vita a un’armonia tra persone, animali, terreno e piante, nonché a un costante ciclo naturale, caratterizzato da uno scambio reciproco. “I maiali Kunekune si inseriscono perfettamente in questo sistema”. Inoltre, è convinto che questi suinetti contribuiscano al controllo dei parassiti e alla riduzione delle infezioni. “Ho osservato che mangiano le foglie cadute a terra: se, tra queste, ci fossero anche quelle contaminate da funghi e parassiti, il rischio di infezioni si ridurrebbe concretamente”, dichiara l’enologo, ora allevatore di suini. L’utilizzo di animali per l’eliminazione delle erbe infestanti e il dissodamento del terreno non è una novità, nemmeno nel vigneto Baron Longo, che appartiene alla famiglia da quasi 250 anni. “Un tempo era una pratica comune, così come il compostaggio e il rispetto dei ritmi naturali e dei cicli lunari. Una maggiore attenzione a questi aspetti non va solo a vantaggio dell’ambiente, ma anche della qualità dei nostri vini”, ha affermato Anton Longo.