Bruxelles raggiunge un accordo per monitorare e proteggere la salute del suolo, mentre il nostro Paese attende da 12 anni una legge contro la cementificazione. L’allarme di ANBI.
L’Europa accelera sulla protezione di una risorsa vitale e spesso sottovalutata: il suolo. A Bruxelles, il Consiglio Europeo e l’Europarlamento hanno raggiunto un accordo provvisorio su una direttiva che punta a definire standard comuni per il monitoraggio della salute del terreno e principi per la riduzione del suo consumo, con un focus particolare sulla lotta all’impermeabilizzazione causata dalla cementificazione. Una notizia accolta con un misto di speranza e amarezza in Italia, dove, come ricorda Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), “una proposta di legge contro l’indiscriminato consumo di territorio giace nei meandri parlamentari dal lontano 2013”.
Un tesoro nascosto: il ruolo cruciale del suolo per la vita e l’ambiente
La posta in gioco è altissima. Un suolo sano è la base della nostra alimentazione, ospita oltre un quarto della biodiversità globale e rappresenta la più grande riserva di carbonio del pianeta. “Non solo – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – un terreno organicamente vivo trattiene maggiormente le acque piovane, favorendone la filtrazione nel sottosuolo e, di conseguenza, riducendo significativamente il rischio idrogeologico”. Proprio per questo, i Consorzi di bonifica e irrigazione sono attivamente impegnati in progetti sperimentali volti alla rigenerazione delle campagne attraverso pratiche agronomiche innovative e una gestione più sostenibile dei terreni.
L’Europa fissa l’obiettivo (non vincolante) al 2050: l’Italia resta indietro
L’accordo provvisorio raggiunto a livello europeo, che ora dovrà affrontare l’iter per l’approvazione definitiva, fissa un ambizioso, seppur non vincolante, obiettivo di raggiungere suoli sani entro il 2050. Un orizzonte temporale che stride con la lentezza del dibattito politico italiano sul tema.
Un fronte comune contro nuovi nemici: PFAS e microplastiche
Un aspetto cruciale dell’accordo europeo, sottolineato da Vincenzi, è la convergenza sulla necessità di adottare una metodologia comune di monitoraggio in tutta l’UE e di avviare controlli su nuovi e insidiosi inquinanti come i PFAS e le microplastiche. La presenza di queste sostanze non solo rappresenta una seria minaccia per l’ambiente, ma nel contesto italiano ostacola anche il riutilizzo delle acque reflue in agricoltura, una pratica sempre più importante per la gestione sostenibile delle risorse idriche.
Mentre l’Europa compie un passo importante verso la tutela del suolo, l’Italia si trova ancora una volta a rincorrere. L’auspicio è che l’accordo raggiunto a Bruxelles possa finalmente sbloccare l’iter della legge ferma in Parlamento da troppo tempo, per colmare questo gap normativo e proteggere un patrimonio naturale fondamentale per il nostro futuro.