DASPO Cinofilo: stop alle adozioni per chi maltratta gli animali

Una proposta coraggiosa parte da Collegno e chiede una legge nazionale per proteggere davvero i più indifesi

Il rispetto per gli animali non può più essere un’opzione: deve diventare una responsabilità sancita per legge. È questo lo spirito della proposta di introdurre il DASPO Cinofilo su scala nazionale, sostenuta con forza da associazioni animaliste e lanciata dal Comune di Collegno, nel torinese.

Ispirata al modello del DASPO sportivo — che vieta l’accesso agli stadi a chi ha avuto comportamenti violenti — questa misura mira a impedire a chi è stato condannato o anche solo denunciato per reati contro gli animali, di detenerne o adottarne altri in futuro. Una risposta concreta a un vuoto normativo che, finora, ha permesso a persone violente di reiterare comportamenti crudeli, a discapito delle vittime più silenziose.

Una misura di civiltà e prevenzione

La proposta prevede non solo il divieto di adozione per chi maltratta, ma anche una serie di strumenti per prevenire gli abusi e sensibilizzare la popolazione:

  • Registro nazionale riservato con i nominativi di chi ha subito condanne per maltrattamento
  • Percorsi formativi pre-adozione obbligatori con educatori cinofili qualificati
  • Campagne educative nelle scuole e nei quartieri
  • Controlli e monitoraggi costanti in collaborazione con le forze dell’ordine

Secondo i promotori, questo sistema non vuole solo punire, ma educare e prevenire. L’obiettivo è impedire che gli animali finiscano ancora una volta nelle mani sbagliate.

Un appello alla politica nazionale

Il DASPO Cinofilo, se adottato in tutta Italia, segnerebbe un cambio di passo importante nella tutela dei diritti degli animali. È un messaggio chiaro: chi ha mostrato crudeltà non può essere considerato idoneo alla custodia di esseri viventi.

L’auspicio è che Governo, Parlamento e Regioni raccolgano l’appello e trasformino questa mozione in una norma valida su tutto il territorio nazionale. I tempi sono maturi, la sensibilità collettiva sta cambiando, e la protezione degli animali non può più aspettare.