Scoperte le “pulci dei ghiacciai”: così gli scienziati salvano la biodiversità invisibile di Alpi e Appennini

Otto nuove specie scoperte: una corsa contro il tempo per proteggere gli ecosistemi glaciali

Nel cuore dei ghiacciai italiani, tra le rocce eterne delle Alpi e i crinali più elevati degli Appennini, si nasconde un universo minuscolo e quasi sconosciuto. È quello delle “pulci dei ghiacciai”, piccoli artropodi chiamati collemboli, protagonisti di uno studio pionieristico appena pubblicato che getta nuova luce sulla biodiversità glaciale del nostro Paese.

A guidare la ricerca, un team multidisciplinare composto da ricercatori italiani di vari enti e università, in prima linea nello studio degli effetti della crisi climatica su uno degli ambienti più fragili e meno esplorati della Terra. E i risultati sono sorprendenti: su undici specie individuate, ben otto risultano completamente nuove per la scienza.

Ecosistemi in pericolo e biodiversità ancora da scoprire

Le “pulci dei ghiacciai” non sono insetti nel senso stretto, ma minuscoli esseri che vivono in ambienti freddi e umidi, adattandosi a condizioni estreme come quelle dei ghiacci permanenti. Si nutrono di alghe, batteri e sostanza organica, svolgendo un ruolo chiave nei cicli ecologici locali, nonostante le dimensioni ridotte.

La loro presenza segnala non solo l’esistenza di microecosistemi complessi sotto i nostri occhi, ma anche la loro estrema vulnerabilità. Il rapido ritiro dei ghiacciai, accelerato dai cambiamenti climatici, rischia di cancellare queste forme di vita prima ancora che le si possa conoscere davvero.

Il progetto “CollembolICE” per coinvolgere cittadini e ricercatori

A partire dall’estate, grazie al progetto di citizen science CollembolICE, i ricercatori sperano di coinvolgere alpinisti, guide e operatori ambientali nella raccolta di nuovi dati su questi organismi. L’obiettivo è duplice: estendere le ricerche ai ghiacciai ancora non esplorati e sensibilizzare il pubblico sull’urgenza di tutelare ambienti tanto remoti quanto essenziali.

Una scienza aperta a tutti

Lo studio, pubblicato su Journal of Zoological Systematics and Evolutionary Research, è stato reso disponibile in modalità open access. Una scelta importante, che permette a scienziati, naturalisti, ma anche semplici appassionati di accedere liberamente ai dati e contribuire alla conoscenza collettiva.

In un mondo dove spesso la conservazione si concentra solo su specie iconiche e paesaggi spettacolari, questa ricerca ci ricorda che la vera ricchezza del nostro pianeta si nasconde anche dove pochi guardano: tra i cristalli di ghiaccio, nelle pieghe della roccia, tra esseri invisibili ma vitali.